good, bad, opposite

Calchi, che passione! Errori e orrori linguistici.

Questo articolo è un po’ diverso dal solito, ma riguarda un argomento a cui sono molto sensibile, ovvero la mania che impera tra i giornalisti, sia televisivi che della carta stampata, di utilizzare palesi calchi dalla lingua inglese senza tener conto del significato di quanto stanno affermando.

Mi spiego meglio. Se un inglese usa il termine confident e il giornalista dice “confidente”, commette un doppio errore: sbaglia nel capire e quindi tradurre l’intenzione dell’autore e si “dimentica” del fatto che in italiano esiste già il termine confidente, solo che è utilizzato per indicare la persona a cui si fa una confidenza (dal latino con-fidĕre) e non certo come aggettivo per dire “fiducioso”.

Un altro calco che mette a dura prova il mio self-control è la traduzione di “severe” in campo medico. Se leggo “severe injuries”, penso a lesioni gravi, non certo severe: severa sarà la professoressa di scuola, ma una lesione che può farmi? Darmi un 4 in pagella mostrandomi tutta la sua autorità?

Tra l’altro, in questo caso specifico credo sia particolarmente importante parlare di lesioni lievi, gravi o gravissime a seconda del caso, perché se traduco un testo legale, ad esempio, in caso di colpa il codice penale prevede pene diverse in funzione della gravità e non della severità della lesione!

Se proprio gravità vi risulta indigesto, piuttosto dite serietà (di una malattia), ma lasciate la severità all’educatore o, in questo caso, a me!

Volatile e dintorni

Tempo fa, in occasione dell’attentato al nostro povero ambasciatore, la TV mi ha fornito un’altra perla, ovvero la traduzione di volatile riferito alla zona in cui si è verificato l’attentato con un letterale volatile. Ora, l’aggettivo volatile in italiano si usa

per indicare gli animali atti al volo
in chimica, riferito a una sostanza che tende a vaporizzare facilmente
nel linguaggio economico, riferito a un titolo, un prezzo o una quotazione che varia in modo spesso imprevedibile
in informatica, in opposizione a permanente

Ma se l’inglese dice che un territorio è volatile, in italiano vuol dire che è instabile nel senso di pericoloso! Bisogna sempre tenere a mente che è il significato che conta, si deve tradurre l’intenzione dell’autore, esprimere il suo concetto con le parole della nostra lingua che rendono appunto la stessa idea, non con una parola simile foneticamente!

La pace dei sensi…

Anche la morte del Principe consorte ha partorito una certa dose di approssimazione nella traduzione del comunicato stampa di Buckingham Palace. Il buon principe se ne è andato peacefully, prontamente tradotto con pacificamente. Ma, dico io, come doveva andarsene? Litigando con qualcuno? Pacificamente vuol dire essenzialmente in modo pacifico…

Per carità, si capisce l’intenzione, ma perché non riflettere un secondo su quale parola utilizziamo in italiano in questi frangenti? Già, noi diciamo: “serenamente”.

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Gli orrori del doppiaggio

Qui ci sarebbe da scrivere un romanzo! Il tentativo di voler adattare un testo a un labiale produce conseguenze linguisticamente disastrose. Certo, il doppiatore ha anche il problema del tempo e spesso – per non dire sempre – è costretto a stare dentro l’originale, ma non credo siano motivi validi per stravolgere il senso di un dialogo.

In una puntata di un CSI, ad esempio, nell’esaminare le lesioni di un cadavere l’agente di turno dice che l’assassino doveva avere esperienza medica, perché erano state fatte con uno scalpello. Uno scalpello? Sì, certo, sarà anche usato in qualche pratica, ma l’evidente labiale “scalpel” (e non chisel) mi fa pensare che l’assassino avesse utilizzato un bisturi….

In una puntata di un altro telefilm, l’attrice prende sotto braccio l’amica affranta e dice a gran voce “leave her alone“, prontamente tradotto con “lasciatela sola”, anziché “lasciatela in pace”. Uff, non è la stessa cosa, accidenti! Se ti dico di lasciarmi da sola, vuol dire che non voglio compagnia, se ti dico di lasciarmi in pace vuol dire che non mi devi rompere le scatole!

Intendiamoci: non ce l’ho con i doppiatori, professionisti di tutto rispetto, ce l’ho con chi evidentemente impone loro regole assurde da rispettare o traduzioni ridicole che fanno sembrare che non sappiano di cosa stanno parlando.

Conclusioni

Spesso ci dimentichiamo che la nostra lingua non è solo meravigliosa, ma anche straordinariamente ricca. Non ci mancano certo le parole per esprimere un qualsiasi concetto!

Soprattutto se si deve parlare a un pubblico/audience, è bene farlo nel modo più chiaro, comprensibile e immediatamente fruibile da chi ascolta, utilizzando anche parole semplici, non c’è nessun bisogno di artificiosità o arzigogolamenti.

Agli albori, la televisione svolgeva anche una funzione educativa, doveva appunto insegnare l’italiano a un paese in cui la scolarizzazione era molto bassa. Beh, oggi, poveri noi se le nuove generazioni devono imparare a parlare correttamente dai media!!!

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