Negli ultimi tempi, si è parlato spesso di dazi doganali e altrettanto spesso i miei “amici” della televisione e, a volte, anche della carta stampata, sono caduti nell’ennesimo trappolone della lingua inglese.
Io e la materia doganale ci frequentiamo da diverso tempo. Ho lavorato per tre anni all’ufficio export di una multinazionale, dove mi occupavo della relativa documentazione di spedizione in diversi paesi del mondo.
Da professionista, mi occupo della dichiarazione Intrastat fin dalla sua introduzione per la categoria dei servizi, al punto da averci perfino organizzato un seminario!
È una materia complessa e anche la traduzione non può ovviamente essere banale.
Il termine esca a cui prontamente hanno abboccato è tariffs, tradotto con tariffe in frasi come “aumento delle tariffe doganali”. Sbagliato!
Voi però mi direte: guarda che tariffe si dice anche in italiano! Sì, è vero, ma siamo proprio sicuri che siano la stessa cosa?

Cosa vuol dire, dunque, tariff?
La Britannica dice: tariff, also called customs duty, is a tax levied upon goods as they cross national boundaries, usually by the government of the importing country. The words tariff, duty, and customs can be used interchangeably.
La tariff è dunque una tax, ovvero un’imposta (attenzione: non una tassa!), che “colpisce la circolazione dei beni da uno stato all’altro”, così recita la Treccani: è dunque il nostro dazio.
La tariffa italiana
La tariffa doganale è una raccolta, per settori merceologici, di posizioni contraddistinte da un codice (voce doganale) e da una relativa descrizione (designazione), corrispondenti alle merci oggetto di scambi internazionali.
Essa è indispensabile per individuare il dazio che dovrà essere corrisposto alle autorità competenti per lo sdoganamento della merce.
È dunque un elenco, una sorta di enorme catalogo e va da sé, quindi, che un governo o un’autorità non può decidere di aumentare un elenco!
Il TARIC europeo
Il TARIC, come viene comunemente chiamato questo elenco e il cui acronimo è reso con “Tariffa Integrata Comunitaria”, è un database multilingue in uso nell’Unione Europea che racchiude tutte le informazioni utili all’operatore per identificare correttamente le merci, ivi comprese disposizioni, obblighi e fiscalità, a cui le stesse sono assoggettate.
Conclusioni
Lo so, batto sempre sullo stesso tasto, ma è davvero così:
non si può tradurre per assonanza fonetica, occorre sapere ciò di cui si parla o, quanto meno, analizzare il contesto, farsi qualche domanda
e, soprattutto, darsi – e dare ai telespettatori – la risposta corretta!
Ma sì, cantiamoci su: I shot the tariffs, but I dit not shoot the d(ep)uty! 😉
Brava Irene, grazie per questa esposizione chiara e divertente e grazie per accalorati ancora 😉
Grazie, Andrea, il mio obiettivo è proprio quello di chiarire un concetto senza risultare noiosa!