L’anno sta per finire e solitamente è tempo di bilanci di tutti i generi, comprese anche le statistiche sulle parole più cercate su Internet e cose simili.
Non potevo esimermi dallo stilare la mia personalissima classifica delle perle lette o sentite in questo “meraviglioso” 2022 (che, come molti di voi sapranno, in inglese suona come “2020 too”, giusto così per dire).
Ce ne sarebbero molte altre, ma non voglio essere noiosa e pedante quindi mi limiterò a quelle che mi sono piaciute di più…

La mia top 6 in ordine cronologico
Il mese di giugno ci regala la prima perla sentita al tg: una confessione estorta sotto durezza (!) anziché coercizione (duresse), niente male davvero, merita sicuramente il podio!
A cavallo tra giugno e luglio, il tennista Matteo Berrettini annuncia con il “cuore rotto” di non poter partecipare a Wimbledon…
Nel mese di luglio, nel ricordare l’assassinio del nostro povero ambasciatore, è la volta di “volatile” prontamente tradotto con volatile anziché instabile, pericoloso essendo riferito al territorio in cui svolsero i fatti.
Ad agosto, è un telefilm a regalare uno spunto di riflessione su come la lingua muti nel tempo e la traduzione debba quindi adattarsi: il termine era “consumption” tradotto come consunzione.
Consunzione è di per sé corretto, ma desueto e quindi non immediatamente fruibile e comprensibile allo spettatore.
A settembre, la regina Elisabetta II – forse ricorderete – se ne andò “pacificamente” (peacefully), senza litigare o battagliare con nessuno, come il suo buon consorte prima di lei. Serenamente, vi dico: che traduzione penosa!
L’autunno porta in dono il neologismo fuori classifica “smombie” inserito dalla Treccani a indicare gli zombi che camminano senza alzare la testa dallo smartphone.
Pensare che sia stata creata una parola per questi soggetti così intelligenti mi fa sorridere…
A novembre sono le elezioni americane di mid-term a tenere banco, prontamente rese con medio termine anziché metà mandato, ma per questo vi rimando all’articoletto precedente, se volete fare un ripasso.
Dulcis in fundo, la tassa piatta
La politica nostrana mi fornisce quest’ultima perla, flat tax reso con tassa piatta.
Perché non mi piace? Perché piatto in italiano non ha il significato di unico (anche forfettario) che ha flat nella lingua inglese!
Vuole dire tante cose, ma sicuramente non unico (la flat tax prevedrebbe un’aliquota unica), quindi perché ostinarsi a tradurla così?
Fa solitamente così figo, soprattutto per i giornalisti, infilare termini inglesi ovunque – spesso a sproposito – e qui che gliene viene servito uno su un piatto (!) d’argento ecco che me lo traducono!
Conclusioni
Alcune di queste chicche credo siano insuperabili, ma non dispero, sono sicura che anche il 2023 mi regalerà tantissime soddisfazioni, che non mancherò di condividere con chi avrà la bontà di leggerle!
Grazie a tutti voi per avermi letto, sopportato e supportato.
Buon anno, di cuore.
Brava Irene, l’elenco è lungo, e certamente non esaustivo. Aspettiamoci altre perle nel 2023 (le traduzioni con Google sono sempre in agguato). Auguri dalla cugina Gemma.
Cara cugina, il problema è che queste non sono traduzioni di Google, ma umane! In ogni caso, sarà mia premura documentarvi! Buon anno e buona lettura!