Chi mi conosce sa quanto io sia un “maschiaccio” e appassionata di sport in generale, dal calcio, al tennis, ai motori e non nascondo che, ogni volta che mi è capitato di tradurre in questo campo, faccio fatica a considerarli lavori.
Quando feci parte del team di traduttori per gli Europei di calcio del 2000, non potevo credere alla fortuna che avevo nel fare il mio mestiere.
I Giochi Olimpici invernali appena conclusi mi offrono lo spunto per qualche riflessione sull’argomento sport e traduzioni.
Figure skating: pattinaggio artistico o di figura?
La prima volta che sentii l’espressione pattinaggio di figura ebbi un moto di ribrezzo per l’evidente calco dalla lingua inglese. Come sempre, la mia totale avversione ai calchi mi portò a chiedermi perché mai non si potesse più usare la sua traduzione italiana consolidata.
Faccio ancora fatica a capire perché dal 2006, anno dei giochi olimpici invernali di Torino, si sia imposta questa nuova terminologia che, tra l’altro, va a comprendere quelle che prima erano due specialità distinte, il pattinaggio artistico e la danza.
Immagino sia il solito desiderio di uniformarsi all’inglese; del resto, in generale, se non infiliamo un po’ di inglese ovunque nell’italiano moderno, che siano calchi, usi impropri di termini (tipo “confidente” come traduzione di “confident“) fino a parole lasciate tali e quali, non siamo contenti.
Sta di fatto che, oggi, se voglio tradurre correttamente, devo utilizzare pattinaggio di figura.

Il caso del curling
Credo che l’oro olimpico conquistato in questo sport abbia sorpreso davvero tutti. Se il gioco delle bocce è sempre stato molto popolare, altrettanto non si può dire della sua versione su ghiaccio.
È disciplina olimpica dal 1998, più di vent’anni dunque, ma la terminologia che lo riguarda è tuttora pressoché tutta in inglese.
Se si esclude la stone, comunemente tradotto con sasso o pietra, quasi tutti gli altri termini tecnici sono tuttora in inglese, a partire dal nome stesso di questa disciplina!
La parola “curl“, oltre ai riccioli o ai boccoli del linguaggio di tutti i giorni, indica un “movimento a spirale”, esprime un concetto, dunque, per il quale non abbiamo nemmeno una parola singola.

La hog line: perché si chiama così?
Confesso che questa è la mia preferita.
La “linea del maiale”, questo vuol dire letteralmente: se in italiano è totalmente incomprensibile, anche in inglese ci si chiede cosa mai centri il maiale.
L’espressione è di origine scozzese: “the hog line gets its name from an old Scottish slang term for a weak lamb, which was likely to be culled from the flock“, ovvero un agnello debole destinato ad essere eliminato dal gregge.
Senza addentrarmi nello specifico, al verificarsi di determinate condizioni, la hog line comporta comunque la rimozione della stone, fedele dunque alla sua etimologia. Peccato che in italiano non ci sia assolutamente modo di capirlo, tantomeno di tradurlo.
P.S. non sono impazzita: lo Scottish national dictionary riporta per hog: “A young sheep from the time when it is weaned until it is shorn of its first fleece.” In scozzese è proprio un agnello!
Conclusioni
Più uno sport diventa popolare, più ogni lingua tende a creare propri termini, in modo da renderlo più comprensibile e appassionante per chiunque vi si avvicini.
Il compito di chi traduce è quindi mantenersi costantemente aggiornato sulle evoluzioni dei propri settori di lavoro e anche lo sport non fa eccezione.
Sono davvero curiosa di vedere come cambierà l’italiano del curling!