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Le parole del calcio: istruzioni per l’uso

Chi mi conosce sa quanto sia appassionata di calcio e tifosa sfegatata della squadra della mia città e tradurre nel settore sarebbe davvero il sogno della mia vita.

Finora mi è successo una sola volta con continuità, quando feci parte del team di traduttori italiani in occasione degli Europei del 2000, un’esperienza fantastica per me che amo questo sport.

Traducevo gli articoli a commento delle partite, il massimo! Forse il sogno si avvererà davvero, perché sono stata contattata dall’organismo internazionale più importante… non lo nomino perché non c’è nulla di concreto e un po’ di sana scaramanzia non guasta.

Il gergo calcistico

Se qualcuno pensa che tradurre di calcio e sport in genere sia banale, non potrebbe essere più in errore: ogni sport ha un suo gergo così radicato e specifico che, se non lo si conosce, non è possibile assicurare una comunicazione efficace.

Un esempio? Partiamo dalle origini.

Siamo in Svizzera negli anni ’30, quando a un certo Karl Rappan viene in mente l’idea di impiegare un solo difensore libero da marcatura davanti al portiere anziché avere due marcatori fissi, liberando così da tale compito il centromediano.

Sostanzialmente, distinse tra stopper e libero, i cari vecchi n. 5 e n. 6 prima che la nostra solita mania di importare qualsiasi cosa dagli States creasse quell’assurda numerazione che vediamo oggi in campo…

Senza spiegare in dettaglio cosa comportava questa modifica tattica altrimenti ci vorrebbe un post a parte, al nuovo schieramento più conservatore per le concezioni dell’epoca fu dato il nome di Riegel in tedesco e verrou in francese.

In tedesco, la parola Riegel indicava il Querholz, il paletto di legno che si metteva di traverso per bloccare una porta.

In italiano? Il primo traducente appropriato è chiavistello, ma se a un qualsiasi appassionato parlassi di chiavistello nel calcio, mi prenderebbe per pazza: è infatti il nostro “catenaccio”.

Il contesto, come sempre, è fondamentale: se parlassi di porte e serrature, potrei quasi considerarli sinonimi, qui proprio no, solo la parola catenaccio crea un’immagine chiara in chi ascolta!

La hat trick

Questa espressione è molto famosa tra gli appassionati di calcio, ma non tutti magari sanno come mai il “numero del cappello” indichi oggi la nostra tripletta!

L’espressione risale alla fine del ‘800 ed è mutuata dal cricket. Solo successivamente fu ripresa dall’hockey su ghiaccio prima e dal calcio poi.

Con hat trick s’intendeva

taking three wickets on three consecutive deliveries

Si narra che il bowler – il lanciatore – ricevesse un cappello dalla sua squadra per ricordare la prodezza compiuta.

Altre fonti riferiscono il termine al mondo dell’illusionismo a cui tuttora appartiene, il tirare fuori il proverbiale coniglio dal cilindro (come sono diverse le lingue, vero? Cilindro non cappello!).

Conclusioni

Potrei scrivere un prontuario tante sono le espressioni che mi vengono in mente legate al mondo del pallone.

Mi limito solo a dire che non esistono argomenti banali da tradurre, ogni settore ha una sua dignità e una sua specificità che richiede il lavoro di un professionista competente se non si vogliono rischiare brutte figure.

Incrociate le dita, please…

3 commenti su “Le parole del calcio: istruzioni per l’uso”

  1. Ogni volta rimango stupita di quanta passione metti nel tuo lavoro. La ricerca erudisce ed eleva.
    Grazie Irene per questa spiegazione molto interessante .
    Sono certa che farai rete.
    In bocca al lupo
    Chiara

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